Ospitalità
Per il raggiungimento di quest’obiettivo del progetto Ri-vivere Insieme è stato svolto un corso di formazione per gli operatori coinvolti.
Il corso era rivolto agli operatori sociali e ai volontari coinvolti nel progetto con lo scopo di fornire loro gli strumenti necessari per lo svolgimento del loro specifico ruolo. Il corso era aperto anche a tutte le persone interessate alle problematiche legate all’accoglienza e al co-housing, disponibili a collaborare nelle attività di animazione territoriale.
Gli obiettivi del percorso di formazione erano:
- acquisire un orientamento circa le politiche di accoglienza in Italia, e le strade virtuose da percorrere;
- approfondire la conoscenza delle problematiche legate al mondo della famiglia e dei suoi bisogni;
- sviluppare capacità e competenze di cura e animazione territoriale sia sul versante professionale che sociale, a partire dalla lettura dei problemi e delle risorse presenti all’interno della comunità;
- scoprire e approfondire la conoscenza di nuove forme di cura ed accoglienza;
- promuovere il lavoro di rete con le realtà socio-istituzionali e inserimento del servizio nel PDZ.
Il corso si è svolto in più incontri per un totale di 40 ore, divisi in due parti.
I PARTE – formazione di scenario, per la condivisione di linguaggi comuni e visioni condivise sul tema)
1° incontro: “Ri-vivere insieme: dall’idea al progetto”
- Introduzione al percorso formativo
- Conoscenza tra i partecipanti e analisi delle aspettative
- L’idea alla base del progetto Ri-vivere insieme. Gli obiettivi, gli strumenti, la metodologia
Temi da trattare:
- Dai diritti, ai servizi, all’accoglienza, all’autonomia
- Famiglie in difficoltà e padri separati: quale accoglienza?
2° incontro: “La famiglia oggi: chi ascolta i suoi bisogni, e chi se ne fa veramente carico?”
Sulla famiglia si scarica tutto il peso del welfare sempre più latitante. Eppure la famiglia resta una realtà di cui nessuno si occupa, se non quando ormai si è già sfasciata e si tratta solo di raccoglierne i cocci. Anche la chiesa richiama la famiglia all’accoglienza, ma senza mai porsi un problema educativo e di accompagnamento più complessivo, non solo sacramentale e una tantum.
Parlare di prevenzione, ma anche di ciò che si determina il più delle volte durante e dopo una crisi matrimoniale e di coppia, le ripercussioni sui figli, i problemi di riassetto, tra cui anche i problemi che vivono i padri separati più fragili. Nella prospettiva di scoprire nuove forme di affiancamento e presa in carico.
3° incontro: “Accoglienza e resistenza al mercato”
Accogliere o respingere? Integrare o ghettizzare? Aprire i confini, a partire dalle propria mura domestiche, o delegare?
Come vivere l’accoglienza all’interno di un contesto nel quale la cultura utilitaristica è in crescita esponenziale?
In un clima culturale – che va dai respingimenti in mare dei migranti alla costruzione di ghetti per anziani, disabili e persone con sofferenza mentale – è fondamentale ribadire che devono essere preminenti quei legami che superano la dimensione meramente utilitaristica delle relazioni.
Accogliere, in tale ottica, deve diventare una forma di resistenza al mercato, in un tempo in cui l’impatto con la diversità genera paure e risentimenti, se non addirittura chiusura nel frammento del consumo.
In particolare, cosa succede ai padri separati in Italia? Quali esperienze di tutela e di auto-organizzazione?
4° incontro: “Dall’accoglienza come servizio all’ospitalità diffusa, ovvero costruire comunità aperte, integrate, coese”
Occorre superare l’idea che di accoglienza se ne debba occupare solo i ‘missionari’ e gli addetti ai lavori? Tra chi si imbarca su una nave nel Mediterraneo per salvare chi sta annegando e chi invece si occupa di accoglienza sul piano professionale (educatori, psicologi, operatori sociali…) ci sono un ruolo e una responsabilità diffusa della comunità civile da riscoprire, rilanciare, sostenere, diffondere.
Incontro finale: Formazione sul campo
Uscita didattica per conoscere da vicino l’esperienza della casa per papà separati di Napoli e la comunità Barbagianni di Roma.
II parte – formazione tecnica per entrare nel merito dello sviluppo dei servizi di cura e di animazione territoriale e relative competenze delle persone coinvolte
1° incontro
- Le varie forme di accoglienza presenti nel territorio: riferimenti normativi ed esperienze concrete;
- l’organizzazione dei servizi sul territorio: potenzialità e limiti;
- le normative di riferimento in merito al sostegno alla famiglia e quelle orientate alla tutela dei minori.
2° incontro
- Quale animazione territoriale e coinvolgimento attivo della comunità, per evitare di trasformare le accoglienze in ‘riserve indiane’?
- Quali le possibili sinergie con gli attori socio-istituzionali presenti sul territorio per sviluppare una programmazione di iniziative condivisa?
3° incontro
- Il lavoro di rete;
- competenze e abilità messe in campo dagli operatori e volontari coinvolti;
- autovalutazione delle attività realizzate, analisi punti di forza e debolezza;
- programmazione condivisa con attività da mettere in cantiere e strumenti di rendicontazione comunicativa da realizzare per veicolare i risultati del progetto.
Co-housing e non solo: quale condivisione di saperi e beni in una società che cambia
Il co-housing non è l’unica forma di condivisione di spazi, beni e servizi. Non mancano, infatti, nella nostra realtà sociale ulteriori modalità ed esperienze di scambio e condivisione, che di frequente si accompagnano anche all’utilizzo di nuove tecnologie.
Tali modalità vanno conosciute, apprezzate, e magari anche diffuse, perché sono il segno di una società che cambia e che si organizza non solo sul possesso e sulla gestione privata di beni e saperi, ma nella loro condivisione, nel rispetto dell’ambiente e nell’innesco di processi inclusivi.
La costruzione di reti di vicinanza, tra vecchie e nuove istituzionalizzazioni
In principio c’erano gli istituti, per minori, per disabili, per matti, poi sono stati aboliti, ma non la separazione dal resto della società, la delega agli ‘addetti ai lavori’ – in forme che nella sostanza ripercorrono la vecchia strada dell’istituzionalizzazione – l’assenza di prevenzione, la deresponsabilizzazione e il mancato coinvolgimento attivo di istituzioni e comunità.
Come ripartire dalla comunità, dalla costruzione di reti di vicinanza, dalle mille forme di solidarietà e mutuo aiuto, che si esprimono in mille maniere diverse, a partire dal concetto di fragilità condivisa?
Vicini per costruire prospettive di vita
Vivere esperienze significative di vicinanza, nella città, significa sperimentare spazi di accoglienza reciproca, a partire dal rafforzamento delle relazioni.
La condizione durissima di precarietà e vulnerabilità che abbiamo vissuto e stiamo vivendo ai tempi del Covid, può diventare una straordinaria occasione di condivisione, tesa a rivalutare interazioni fraterne e risorse offerte da legami che generano responsabilità. Durante l’incontro sono state condivise esperienze di co-housing e di accoglienza.